Il Ladakh in MTB di Marco Gabbin
Marco è un viaggiatore e fotografo, dopo aver visto la
proiezione delle foto di questo viaggio, gli ho chiesto di condividere con i
nostri lettori la sua esperienza. Questo è il suo racconto, fatto di parole ed
immagini, fatto per farci sognare.
Ladakh: la terra dei Passi, questo e’ il
significato del nome di questo paese, un ottimo presupposto per visitarlo in
bici! Il Ladakh è situato nella punta estrema a nord dell’India, tra Pakistan e
Tibet, a differenza di quest’ultimo, non e’ stato invaso dai Cinesi e può
quindi vantare un numero elevato di monasteri ancora perfettamente integri,
ragion per cui, viene anche chiamato il piccolo Tibet.
La maggior parte delle persone visita il
Ladakh nel periodo estivo, correndo il rischio di scontrarsi con qualche coda
monsonica che scavalca le catene montuose poste più a sud. Noi abbiamo deciso di visitarlo nel periodo
post monsonico, nel mese di ottobre, con l’inconveniente del clima più freddo e
giornate più corte.
Il percorso deciso a tavolino, prevedeva il
più comune tragitto Manali, Leh, Srinagar, ma poco prima della partenza, un’abbondante
nevicata ha provocato una valanga con 11 morti, interrompendo così l’unica via
d’accesso tra Manali e Leh. Abbiamo così cambiato il percorso all’ultimo
momento, e non tutti i mali vengono per nuocere. Il nuovo tracciato ci ha
consentito di vedere la zona del Lago Moriri, a mio avviso, la più
interessante.
L’unico svantaggio di questo tipo di percorso
e’ che non si ha modo di acclimatarsi adeguatamente, considerando che si parte
direttamente da Leh (quota 3500 metri) e si sale presto verso passi oltre 4000-5000 metri, con non pochi problemi.
La spedizione si sviluppa in 18 tappe, percorrendo
complessivamente circa 1300 km con un dislivello complessivo di 16000 metri, superando i seguenti passi: Namshang
La (4990m), Pologongka La (4940m), Taglung La
(5328m), Wari La (5310m.),
Namika La (3900m), Zoji La (3529m), fino
a raggiungere il passo dei passi, sua Maestà il Khardung La (5600m.),
il passo ciclabile più alto al mondo!
C’e’
però da sottolineare che il nostro GPS misurava una quota inferiore, ma a noi
piace pensare che sia vera la quota riportato sul cartello in cima al passo e
sulle cartine. In effetti, non c’era una misura delle quote che combaciasse con
quella riportata dal GPS.
Il
viaggio ha inizio a Delhi, dove ci soffermiamo un giorno, giusto il tempo per
prendere il volo per Leh, dove, finalmente, cavalchiamo le nostre biciclette
per la partenza.
Siano 20 persone,la spedizione e’ organizzata dalla Bikeadventures
(www.bikeadventures.i… capitanata da Nico Valsesia), una associazione
sportiva che organizza viaggi e spedizioni in bici in tutto il mondo,
con la quale mi ero già avventurato per il Tibet (Lhasa-Ktm) ed il
Marocco, ormai, mi sono affezionato.
L’entusiasmo non manca, credo fermamente che questo
influisca sull’esito positivo di questi viaggi. Le prime tappe tolgono subito
il fiato, la quota si fa sentire, e’ severamente vietato fare i brillanti con
improvvise volate.
Il paesaggio è stupendo, i colori intensi dell’autunno rendono
questo paesaggio ancora più fiabesco. Danno una mano a riprendere fiato le
soste che prevedono le visite ai monasteri, dove veniamo sempre ben accolti.
Non avevo detto che ottobre era periodo post monsonico?
Perchè allora ci svegliamo al secondo giorno sotto una bella nevicata? Per fortuna
dura poco, e’ stato più pittoresco che dannoso. A parte questa parentesi
sfortunata, direi che complessivamente il clima e’ stato favorevole.
Il primo passo a quasi 5000 metri non si scorda mai. Il
paesaggio cambia continuamente, iniziano anche a vedersi i primi ghiacciai su
monti che superano i 6000 metri.
Il contrasto tra il cielo terso blu, i monti bianchi e la
terra rossa e’ sorprendente. Un piccolo altopiano a 4700 metri, ci regale immagini
fantastiche.
Finalmente arriviamo al meraviglioso lago Tso Moriri
(salato) a quota 4600 metri.
Un enorme lago blu, incastonato tra montagne innevate e ghiacciai. Sarà la
stanchezza della tappa, sarà la quota, ma la sua vista lascia senza respiro.
Si percorre un tratto a ritroso fino al passo, per poi
deviare verso una nuova valle dove riscopriamo altri laghi, salati, in mezzo ad
una distesa immensa.
Da
qui in poi ci aspetta la salita al primo passo di 5328 (Taglung La). Dopo una notte
un po’ fredda, con -6° in tenda, un primo passo di 5000 metri, un secondo passo in
giornata rende la tappa faticosa, si capisce che l’acclimatamento la fa da
padrone. Un vero e proprio tappone che ci fa arrivare al campo successivo di
notte.
Per
fortuna, le tappe successive sono meno massacranti, così, tra un monastero, un
passo, un fiume di colore turchese, ci godiamo in sella alle nostre bici il
paesaggio dove l’aria è sottile.
Ci siamo, orami non possiamo più tirarci indietro, e’ ora di
dimostrare le capacità della nostre gambe e dei nostri polmoni: si sale il
Kardung La! Le divinità locali ed i nostri santi ci assistono, il meteo e’
perfetto per affrontare il passo. Gli ultimi chilometri si presentano più
insidiosi, c’e’ la neve! Ma ormai siamo abituati, avevamo già affrontato il
Wari La (5310 metri)
in condizioni peggiori. Giusto il tempo di fare le foto di rito e poi giù, per
la lunga discesa fino a Leh.
Nella seconda parte del viaggio, i passi più alti sono ormai
solo un ricordo, mentre gli scorci interessanti non ci hanno ancora
abbandonato.
Ci avviciniamo poco per volta nella zona contesa del
Kashmir, notiamo il cambio di religione nel proseguo del nostro percorso,
vedendo man mano scompare i monasteri e prendere posto le moschee.
Anche il comportamento dei bambini e’ cambiato. Se nel mondo
tibetano al nostro passaggio i bambini ci accompagnavano con gesti semplici,
battendo il 5, nel mondo islamico sono più dispettosi e a volte qualche piccolo
sasso viene scagliato verso di noi.
Un
ultimo passo (Zoji La – 3529 metri)
ci separa dal Kashmir, e nuovi paesaggi con vette e ghiacciai ci accompagnano
verso la nostra meta.
Se pensavo di aver visto tanti militari in Ladakh, non avevo
visto ancora il Kashmir. Più ci si avvicina alla linea di confine e più aumenta
il numero di militari armati. La strada diventa addirittura sorvegliata
completamente. Facendo infatti un po’ di attenzione, alzando gli occhi ci si
accorgeva che non eravamo soli, ci tenevano compagnia i numerosi accampamenti
militari che costeggiano tutta la strada, per fortuna senza crearci alcun
problema.
E’ stata una sorpresa vedere così tanti accampamenti
militari, soprattutto in Ladakh. Durante i trasferimenti venivamo sorpassati da
file interminabili di camion militari, la fila più lunga era composta da oltre
60 mezzi!
Il Kashmir è proprio come lo immaginavo, verde, come mostrano
le foto, ricorda un po’ il paesaggio alpino. Dopo la località di Sonamark, si scende perdendo rapidamente
quota, cambiando completamente il paesaggio, dalla vegetazione alle vette più
basse e dolci.
Una volta terminati i festeggiamenti a Srinagar,
soggiorniamo nelle HouseBoat del Lago godendoci il meritato riposo, ripensando
allo splendido viaggio appena concluso, in attesa del nostro rientro in Italia.
Testo e foto di Marco Gabbin www.photomountain.50webs.com